In Italia, la produzione, la lavorazione e la vendita dell’amianto è fuori legge dal 1992.
In particolare con la legge n. 257 del ‘92, l’obiettivo principale è la limitazione dell’uso dell’amianto in qualsiasi settore produttivo, il divieto di introdurlo in svariate categorie merceologiche e la messa a punto di una normativa di sicurezza adeguata per la bonifica delle aree contaminate.
A due decenni dalla legge però, la situazione è ancora allarmante. Secondo una stima dell’INAIL, del marzo 2017, in Italia si stimano ancora:
L’amianto si presenta in diverse forme:
Per riconoscere l’amianto, bisogna controllare la data di produzione o di acquisto del manufatto in cemento. Difatti a partire dal 1992, ne è stata vietata la produzione e dal 1994 ne è stata vietata anche la vendita, quindi se il tuo manufatto è precedente al 1994 vi è il forte sospetto che sia stato prodotto dalla Eternit e dunque è in cemento-amianto.
Inoltre è importante anche verifica l’aspetto del manufatto in cemento. Verificare se il serbatoio, la tubazione, la canna fumaria o le lastre di copertura è simile ad una delle forme sopra riportate nel nostro articolo.
La bonifica dell’amianto può avvenire utilizzando tre metodiche:
• confinamento, installazione delle barriere in modo da isolare l’inquinante dall’ambiente;
• incapsulamento, impregnare il materiale con l’uso di prodotti penetranti e ricoprenti;
• rimozione, eliminazione totale del materialmente fonte di rischio.
Il confinamento consiste nel posizionare una barriera a tenuta che possa dividere le aree che vengono utilizzate all’interno dell’edificio dai luoghi dove è collocato l’amianto. Per evitare che le fibre vengano rilasciate all’interno dell’area, il processo deve essere accompagnato da un trattamento incapsulante.
Il vantaggio principale è quello di creare una barriera resistente agli urti. Il suo utilizzo è idoneo per materiali facilmente accessibili, soprattutto per quanto riguarda le aree circoscritte. I costi sono accessibili a meno che l’intervento non richieda lo spostamento di impianti, quali elettrico, termoidraulico e di ventilazione. È necessario stilare un programma di controllo e manutenzione.
L’incapsulamento è un trattamento con prodotti penetranti o ricoprenti, che permettono di inglobare le fibre di amianto e consente di costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta.
I costi e i tempi di intervento appaiono più contenuti, non è necessario applicare un materiale sostitutivo e di conseguenza non vengono prodotti rifiuti tossici. Inoltre il rischio è minore per i lavoratori addetti e per l’ambiente. L’unica verifica di cui necessita questa modalità di bonifica è un programma di controllo e manutenzione, in quanto l’incapsulamento può alterarsi e venire danneggiato.
La rimozione, infine, è il procedimento maggiormente utilizzato, perché elimina ogni potenziale fonte di esposizione ed ogni bisogno di attuare cautele rispettive alle attività che vengono svolte nell’edificio.
Gli svantaggi che porta questo tipo di bonifica sono: esposizione dei lavoratori a livelli elevati di rischio, produzione di contaminanti ambientali, produzione di alti quantitativi di rifiuti tossici e nocivi che devono essere smaltiti in determinati depositi, tempi di realizzazione lunghi e costi molto elevati.
In Italia, per poter smaltire l’amianto si deve fare riferimento ad aziende regolarmente iscritte all’Albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti, come stabilito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 11128/2015. Inoltre, per incentivare la messa in sicurezza dal rischio amianto, e rendere più sostenibili gli alti costi, il Parlamento ha approvato con la legge di stabilità 2016 la detraibilità del 65% delle spese di bonifica.
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